BERTO FOR VVKIDZ: #INTERVIEW
Ti ricordi l’esatto momento in cui ha deciso di diventare un fashion designer?

In realtà non c’è stato un momento preciso della mia vita. Ricordo solo che fino a 10 anni disegnavo tantissimo e poi c’è stata una parentesi nella mia vita, un momento in cui non ho preso mai in mano una matita, più o meno fino a 20 anni. Dopo mi sono limitato ad ascoltare la mia passione che si era ripresentata e gli ho dato voce.
L’unico filo conduttore che seguo è la costante ispirazione che proviene dal mondo del workwear e dello stile militare.
Qual è stato il tuo primo progetto?

Il primo progetto in cui mi sono cimentato nell’ambito dell’abbigliamento ha riguardato le T-shirt. Il brand si chiamava VITTORIO VALERIO: si trattava di magliette dal sapore usurato, lavate ad enzimi e proposte in una vasta gamma di colori sia come prodotto basico sia con intervento grafico tramite stencil. Grazie a questo progetto ho avuto modo di partecipare a fiere come il Pitti Uomo e il White a Milano.

Il processo creativo: lavori in modo istintivo o pianifichi ogni singolo step? Da dove arrivano le tue idee?

Da quando ho fondato VV KIDZ il mio approccio al mondo dell'abbigliamento è esclusivamente istintivo e fortemente aperto alle influenze di altre forme espressive come arte, musica e design. Per questo motivo le mie collezioni non sono che la punta visibile dell' iceberg: nel profondo c’è una storia di sinergie e significati. L’unico filo conduttore che seguo è la costante ispirazione che proviene dal mondo del workwear e dello stile militare: è questo tipo di gusto che mi ha fatto avvicinare alla moda sin da quando ero cliente dei negozi che trattavano questo tipo di prodotto.

Che cosa hai pensato quando sei stato contattato da Berto la prima volta?

Ho pensato che era davvero un colpo fortunato: si trattava di un’opportunità grande, da non perdere. In questo senso mi ritengo un privilegiato.

Quali tessuti di Berto hai utilizzato per il tuo progetto e la tua collezione?

Ho inserito i tessuti Berto in "GENESIS" la mia preview collection SS17. Ho sempre trattato con molto interesse le tele, i canvas, le gabardine pesanti... Insomma tutti quei tessuti che rimandano a quell'idea di abbigliamento da lavoro di cui vi parlavo: per questo motivo ho scelto immediatamente quei denim che potessero dare continuità ad un percorso di sperimentazione che era già operativo nella mia testa . Dall’altro lato invece mi si è prospettata l’opportunità di inserire un denim di qualità nella mia collezione per cui mi sono divertito a costruire una specie di "cartella colori" di capi che testimoniano questo nuovo connubio, senza però cadere nella retorica e senza allontanarsi troppo dal prodotto che ho trattato sino ad oggi.

Qual è la parte più significativa di questo progetto secondo te? Che cosa sei stato in grado di raggiungere grazie a questo programma?

La parte più significativa di #BertoForTalents è quella di fornire ai giovani strumenti di qualità per dare forza alla loro creatività. La qualità costa ed in quanto tale non può essere a disposizione di tutti: qui stiamo parlando di qualità come strumento, mezzo per creare. Per questo trovo ingiusto che i giovani non possano lavorare con l’eccellenza solo perché non possono permettersela: è una motivazione un po' carente per essere accettata serenamente.

"Less but better” può essere letto come l’approvazione di un certo grado di purezza nel design ma anche nel fashion design. Può anche essere inteso come un messaggio ambientale sulla riduzione e la sostenibilità. Cosa ne pensi?

Penso che possa essere una reale investitura per i giovani creativi, penso che possa legittimare tutti noi ad essere pionieri di nuova prospettive di Made in Italy, passando inevitabilmente dalla riscoperta delle botteghe e dell’artigianalità, dall'amore per il prodotto, dal saper raccontare quello che stai facendo al cliente, dal rapporto personale e di fiducia con chi sceglie il tuo prodotto. Da tutto ciò trarrebbero sicuramente giovamento macro concetti come sostenibilità e riduzione .

C'è qualcosa che vorresti fare che non hai ancora fatto?

L’esperienza con il mondo del denim è sicuramente qualcosa che non ho mai fatto prima, pertanto il semplice fatto di avere questa opportunità consolida senza dubbio il bagaglio di conoscenze che mi sto facendo con la mia factory creativa. Personalmente, se devo essere sincero, vorrei provare un esperienza collaborativa con un brand di grande esperienza nel campo del denim: sarebbe per me un modo per sentirmi ulteriormente fortunato.

www.kidz-factory.it