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BERTO FOR MATTEO LAMANDINI

Ti ricordi l’esatto momento in cui ha deciso di diventare una fashion designer?
Sì, quando all’età di 13 anni intrapresi gli studi superiori di ragioneria; questa scelta era dovuta al fatto che mi piaceva la divisa dei banchieri, quindi mi sarebbe piaciuto andare a lavorare in un ambiente in cui ci si poteva vestire in quel modo.

Essere contattati da Berto mi ha dato un'ulteriore spinta creativa nel senso che fino a quel momento non avevo mai realizzato capi in denim quindi poteva essere un'opportunità da prendere al volo e sperimentare cose nuove.

Qual è stato il tuo primo progetto?
Il mio primo progetto é stato una capsule collection realizzata come esame finale dell’Istituto Marangoni con la quale un anno dopo riuscii a partecipare e vincere il contest “Designer for Tomorrow”, un’iniziativa guidata da Tommy Hilfiger a Berlino; la collezione era ispirata agli anni 20/30, più precisamente a “Zoot Suit” con una grande influenza inglese visibile nei tessuti utilizzati, ovvero mix di svariate tipologie di tartan.

Il processo creativo: lavori in modo istintivo o pianifichi ogni singolo step? Da dove arrivano le tue idee?
Il processo creativo, appunto perché é “creativo” non sempre ha una sua logica, dipende molte volte dal caso; all’inizio si fa una road map ma quasi sempre non la si rispetta. Le mie idee fino ad ora sono arrivate da viaggi ed esperienze che ho avuto in passato come testimonia anche l’ispirazione della mia ultima collezione SS17 ovvero Berlino (luogo in cui ho vissuto per qualche mese); quando viaggio mi lascio incuriosire anche da cose che in apparenza sembrano non dovermi interessare ma spesso sono proprio queste ultime a farti arrivare idee giuste e a farti stimolare la creatività.

Che cosa hai pensato quando sei stato contattato da Berto la prima volta?
Essere contattati da Berto mi ha dato un’ulteriore spinta creativa nel senso che fino a quel momento non avevo mai realizzato capi in denim quindi poteva essere un’opportunità da prendere al volo e sperimentare cose nuove dalle quali puoi sempre crescere quindi trovo la cosa estremamente positiva

Quali tessuti di Berto hai utilizzato per il tuo progetto e la tua collezione?
Per la SS17 ho utilizzato l’ART. NEVADA senza tingerlo, quindi mantenendo il bianco e andandolo a lavare successivamente per ottenere un effetto leggermente “usato”; ROCK-ME AIR mantenendo il suo blu naturale e infine il KTP CARBON per arrivare ad avere un giusto comfort

Qual è la parte più significativa di questo progetto secondo te? Che cosa sei stato in grado di raggiungere grazie a questo programma?
Penso che sia un progetto molto interessante, sia per una crescita personale lavorativa e anche ottimo presupposto da cui partire per riuscire ad uscire al pubblico ad un prezzo appetibile; un buon supporto a tutti gli effetti

“Less but better” può essere letto come l’approvazione di un certo grado di purezza nel design ma anche nel fashion design. Può anche essere inteso come un messaggio ambientale sulla riduzione e la sostenibilità. Cosa ne pensi?
Beh, perché non dovrebbe! Parlare di sostenibilità al giorno d’oggi é molto importante e sarebbe una buona cosa, da parte dei brand, entrare in questo circuito dato che non tutti sposano questa tesi; personalmente penso che sia un ottimo metodo per guardare verso il futuro

C’è qualcosa che vorresti fare che non hai ancora fatto?
Diciamo che nel mio piccolo sono soddisfatto del mio percorso ad oggi, però ovviamente si vorrebbero fare ancora tante cose; sono una persona che cerca sempre di fare di più una volta che raggiunge un obiettivo e finche non lo raggiungo “metto il para occhi” quindi sì, ci sono in programma diversi obiettivi da raggiungere ma non posso svelarveli al momento! 🙂

www.matteolamandini.com

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